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È il più antico edificio barocco buschese, il cui interno è arricchito dalla splendida opera pittorica di Giuseppe Dalamano - con la SS. Trinità che incorona Maria - e dalla decorazione a stucco. Si tratta di un’opera di altissima qualità, riconducibile al castello del Valentino di Torino, che rivela l’aggiornamento culturale di Busca ai tempi dei Savoia Carignano. Da notare la grande conchiglia, l’erma di sostegno all’ingresso della sacrestia e i tralci di vite che, nella volta, scandiscono le scene della Genesi. La facciata, restaurata nel 2000 è suddivisa in due ordini ed è animata da un interessante discorso simbolico che presenta nelle nicchie le virtù Teologali. Bellissima la balaustra in alabastro di Busca.

La prima cappella entrando a destra è quella dei “filatori”, fiorente attività buschese fin dal ‘600. Conserva la pala di San Giobbe ed è chiusa da una splendida cancellata in ferro battuto del 1765. Di grande valore il coro, il cui arredo ligneo è opera di intagliatori di mestiere come Rosso da Sospello e Gaspare Plazente.

A destra della facciata è visibile il santuarietto della Madonnina cui si accede dall’interno della chiesa, a sinistra dell’ingresso. Custodisce un dipinto della Madonna, che un tempo si trovava in via d’Azeglio, angolo via Umberto I. Si tratta di un’effige quattrocentesca, forse opera giovanile dei Biazaci, che nel 1745, in un momento di grandissima calamità cittadina, raccolse in preghiera i buschesi. Per le grazie ricevute, la Madonnina divenne la taumaturga patrona della città, che la onora in agosto con la più grande festa dell’anno.